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La giada nefrite possiede una potente energia ricettiva: le si attribuisce il potere di attirare la fortuna e la ricchezza, di conferire calma e pace, di donare saggezza e preservare dalle influenze malvagie. Già nell'antichità si conoscevano le sue proprietà benefiche su tutta la regione addominale, dalle coliche, ai disturbi renali e gastrointestinali. La Giada Nefrite è il Simbolo orientale dell'energia cosmica. Ha azione riequilibrante su tutti i chakra. Con il termine “giada” si indicano due tipi di pietre difficilmente differenziabili, la “giadeite” e la “nefrite”, che sono state riconosciute e distinte solo nel 1863 dallo studioso Alexis Damour. Tali gemme continuano a essere confuse anche oggi, e trattate indistintamente come giada. Il nome europeo fu coniato all'inizio nel XVI secolo dai portoghesi, che portarono in patria dagli insediamenti coloniali di Canton, in Cina, alcuni oggetti scolpiti in piedre de ilharga o “pietra dei lombi”, chiamata così perché si pensava fosse un'ottima medicina contro le malattie renali. Arrivata poi in Spagna dalle Americhe, essa prese il nome di piedra de hijada: questo termine passò in tutte le lingue europee, dal francese ejade, all'inglese jade, fino all'italiano “giada”. La parola “nefrite” viene invece dal latino lapis nephriticus, (in greco νεφρῖτις, rene) a sua volta tradotto dallo spagnolo. Allo stato puro la giada nefrite è di un bianco latteo, lievemente traslucido, ma impurità e molecole di ferro, di manganese o di cromo le conferiscono una vasta gamma di tinte, dal giallo al beige, dal bruno al malva, e naturalmente tutti i verdi, dal più pallido allo smeraldo. È straordinariamente dura e tenace. Nella civiltà cinese la giada, Yu, è da sempre il materiale “più prezioso che c'è al mondo”. È la pietra nobile per eccellenza, regale, simbolo di purezza, considerata come "la cristallizzazione di raggi di luna o di stelle". Confucio attribuiva ad essa le cinque virtù morali: carità, modestia, coraggio, giustizia, saggezza. Il primo ideogramma con cui la si indicò era composto da tre linee orizzontali unite da un tratto verticale centrale: la superiore rappresenta il cielo, quella inferiore la terra e la sezione centrale il genere umano. Per i taoisti, lo Yu era dotato di virtù soprannaturali; l’ingestione di polvere di giada, oltre ad ottenere effetti curativi sul corpo, consentiva di avere accesso all’immortalità dei saggi. La rarità, la preziosità e la carica divina attribuitele hanno fatto della giada il materiale ideale per la creazione di oggetti rituali, religiosi e funerari, nonché di simboli legati all'autorità e al comando. Vari monili di giada venivano utilizzati già dal 3000 a.C. nei riti funebri, per preservare i cadaveri dalla decomposizione e donare la vita eterna, e tale pietra fu poi introdotta nelle celebrazioni per il culto dell’Imperatore, personificazione del Cielo e della Terra. Si diffuse anche l'uso di avvolgere il corpo dei defunti reali in veri e propri sudari composti da centinaia di piccole placche quadrangolari, poste l'una accanto all'altra e cucite con fili d'oro o argento. Nel corso del tempo il governo cinese si riservò il monopolio del commercio, e le personalità che si distinguevano per servigi allo Stato ricevevano come ricompensa oggetti di giada, emblema del loro rango e della loro autorità. Ma anche dall'altra parte del mondo, tra le antiche civiltà dell'America centrale, Olmechi, Maya, Toltechi e Aztechi, si dava grande importanza alla nefrite: veniva utilizzata per sculture intagliate e maschere a carattere rituale. Pietra dalla lucentezza oleosa, risulta setosa e vellutata al tatto: nell'antica Cina, nell'America precolombiana e presso altre popolazioni, in Africa e Nuova Zelanda, gli oggetti e gli strumenti cerimoniali scolpiti nella giada erano accarezzati e ascoltati facendoli tintinnare, e non solo ammirati: nella contemplazione di questo materiale sacro sono quindi coinvolti la vista, l'udito, il tatto e, naturalmente, lo spirito. La storia di tale pietra preziosa nel Mediterraneo e in Occidente non è altrettanto illustre: sono state rinvenute asce, lame, utensili da punta e da taglio preistorici ricavati dalla giada per la sua durezza e resistenza, ma la maggior parte dei popoli europei non ebbero dimestichezza con essa o particolare ammirazione fino al sedicesimo secolo, quando furono importati gioielli e sculture dalla Cina e, successivamente, dall'America.